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21 MARZO 2109 A PADOVA

CASTELLANZA PRESENTE ALLA XXIV GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL'IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE

 

“Abbiamo un debito di riconoscenza con chi è stato assassinato, con chi non c'è più e con chi è rimasto solo. Sono morti, ma in realtà per noi sono ancora vivi, perchè i loro sogni, le loro speranze, devono camminare sulle nostre gambe. Una memoria viva, che ci sfida ad assumerci sempre di più responsabilità e impegno. Dobbiamo essere noi più vivi, più veri, più coraggiosi per costruire attorno a noi più vita, perchè vinca la vita, perchè vinca la vita!”

 

Queste sono le parole con cui don Luigi Ciotti ha iniziato il discorso che ha chiuso la manifestazione in occasione della “XXIV Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” svoltasi ieri a Padova e alla quale hanno partecipato il Vice Sindaco della Città di Castellanza, Cristina Borroni, e l’Assessore Giuliano Vialetto.

C’erano 50.000 persone al corteo organizzato a Padova da Libera e Avviso pubblico in occasione della giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti delle mafie.

E il Comune di Castellanza, insieme ai familiari delle vittime, a molti altri comuni del Veneto e della Lombardia, a numerose associazioni e

 

tantissimi giovani, ha voluto essere presente, per lanciare un messaggio forte e chiaro e per ribellarsi all’indifferenza, all'illegalità, alle mafie e alla corruzione che devasta i beni comuni e ruba la speranza.

“Abbiamo camminato per le vie di Padova per affermare che la convivenza civile e pacifica si fonda sulla giustizia sociale, sulla dignità e la libertà di ogni persona – hanno dichiarato il Vice Sindaco Cristina Borroni e l’Assessore Giuliano Vialetto -. Nel silenzio della piazza dove si è conclusa la manifestazione, abbiamo assistito, commossi, alla lettura dei nomi delle 1011 vittime innocenti delle mafie”.

Anche il Presidente Mattarella ha voluto far arrivare il suo messaggio: "Vogliamo liberare la società dalle mafie. È un traguardo doveroso e possibile, che richiede a tutti impegno, coerenza, piena coscienza delle nostre responsabilità di cittadini. Pronunciare uno a uno tutti i nomi di coloro i quali sono stati uccisi dalle mafie è anzitutto un atto di rispetto e di dignità.

Ricordiamo persone che hanno pagato con la vita la dedizione al bene comune, il rispetto per la legalità, la ribellione alla sopraffazione criminale, la fedeltà a quei principi di umanità che le mafie negano con la loro stessa esistenza: rendere loro onore è un segno di libertà a cui sentiamo di non poter rinunciare, se non al prezzo di una grave ferita alla nostra coscienza”.

 

Nel discorso conclusivo don Luigi Ciotti ha rivolto una pensiero anche ai numerosi giovani presenti: “Siete voi a non essere induriti dagli egoismi, a non essere corrotti dalla sete di denaro e di potere, siete voi sensibili ai sogni”..

E ha poi aggiunto: “Le mafie oggi sono diventate simili a noi. Hanno acquisito sembianze più rassicuranti e noi siamo diventati simili a loro. Non occorre essere complici attivi per essere alleati delle mafie, basta la mafiosità, quel distorto modo di vedere e di sentire che antepone l’interesse privato a tutto”.

Don Ciotti ha poi concluso con parole chiare: "E' da 163 anni che parliamo di mafie. Non è possibile. Non è possibile in un paese civile che l'80 per cento dei familiari delle vittime non conosca la verità o la conosca solo in parte. Abbiamo bisogno della verità...”