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Lunedì 4 aprile al Cineforum di Castellanza

Quo vadis, Aida?

 

Lunedì 4 aprile alle ore 21,00.al Cinema di via Dante Il Cineforum di Castellanza organizzato dall'Associazione Amici del Teatro e dello Sport, in collaborazione con la Parrocchia S. Giulio di Castellanza, con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura della Città di Castellanza, propone la pellicola Quo Vadis, Aida? sugli avvenimenti successi nel luglio del 1995, con la presa della città di Srebrenica da parte dell'esercito serbo

La Trama

 

Ogni film su Srebrenica è un film importante. Perché assolve il compito di tramandare la memoria e in parte (piccolissima, infinitesimale) di risarcire in qualche modo le vittime e i loro familiari. Lo choc e lo sgomento che il massacro perpetrato nel luglio 1995 suscitano ancora oggi sarebbero ancora più profondi se ne venisse smarrito il ricordo. E come dimostra il poco spazio riservato dai media internazionali alla condanna definitiva all’ergastolo del generale serbo Ratko Mladić – principale responsabile della strage – confermata in appello pochi mesi fa, tenere viva la memoria, e il racconto, di Srebrenica è ogni giorno sempre più fondamentale.
Jasmila Žbanić, che è nata a Sarajevo e ci ha vissuto durante l’assedio, osserva da anni attraverso il suo cinema i segni che la guerra nei Balcani ha lasciato sulla Bosnia di oggi e come la sua generazione (e non solo) continua a fare i conti con un ricordo ancora troppo vivo.

Locandina film "Quo vadis, Aida?"
 

Con Quo vadis Aida? però affronta per la prima volta il racconto storico, scegliendo di ricostruire l’evento più rappresentativo e insieme quello più spaventoso dell’intero conflitto. Senza dubbio il più difficile da raccontare.

Il film è ambientato nei giorni successivi al 9 luglio 1995, quando l’esercito serbo guidato da Mladić conquistò la cittadina bosniaca di Srebrenica. Aida, un’insegnante di inglese del liceo cittadino lavora come interprete per i caschi blu dell’Onu e aiuta il contingente olandese, in quel momento a capo della milizia internazionale, a comunicare con i rifugiati che affollano il quartier generale. Al precipitare degli eventi Aida cerca di mettere in salvo la propria famiglia, il marito e i due figli maschi, dai rastrellamenti dell’esercito serbo, che nonostante le rassicurazioni sta assembrando e uccidendo tutti i cittadini maschi fra i 12 e i 77 anni.

La ricostruzione storica nel film è meticolosa, accurata. La regista ha studiato la storia di Srebrenica per tutta la vita e si è documentata per anni su ogni particolare. Se Aida e la sua famiglia sono personaggi di fantasia, ogni altra cosa è descritta esattamente come si è svolta. Come i tentennamenti e l’incapacità degli olandesi di gestire la situazione e la messa in evidenza delle conseguenze catastrofiche dovute al totale fallimento dell’Onu nei Balcani. O come l’arroganza di Mladić e dei suoi attendenti, convinti di poter fare qualsiasi cosa del tutto impunemente. E di quanto in fondo il massacro sia stato soprattutto uno strumento: il modo attraverso cui i serbi hanno dimostrato al mondo che nessuno era in grado di fermarli.

Eppure tutta questa esattezza ed evidenza diventano i limiti principali del film. Davanti a una materia così incandescente come quella che la regista si trova fra le mani, il rischio di confezionare un racconto troppo manicheo, mancante del giusto grado di metaforizzazione e delle necessarie sfumature è altissimo. E Žbanić non sembra riuscire a sottrarsi a un racconto classico in cui l’azione si fonda principalmente un’opposizione fra buoni e cattivi che ricorda il registro di un cinema piuttosto datato o di una buona fiction televisiva.

Ed è un peccato perché le possibilità di costruire, anche attraverso il cinema, la memoria di Srebrenica – soprattutto per mezzo dello sguardo di una regista che è allo stesso tempo anche una testimone – erano (e sono) infinite. Seguendo la lezione lanzmanniana per esempio – e del resto una certa assonanza, anche estetica, con il cinema che ha raccontato la Shoah, il film la esplicita – o magari cercando di marcare maggiormente i rimandi al presente. Niente come la guerra civile nei Balcani – che, è bene ricordarlo, si è combattuta meno di trent’anni fa e solo qualche centinaio di chilometri di distanza dalle nostre case – è in grado di mostrare i pericoli delle derive sovraniste, del suprematismo etnico e delle politiche razziste quando arrivano a gestire il potere. E niente ci mette allo stesso modo di fronte alla fragilità dei sistemi sovranazionali, della democrazia e dell’idea di pace faticosamente costruita nella seconda parte del Novecento.

Per questi motivi, nonostante tutto, Quo vadis Aida? è un film importante. E per questi motivi soprattutto quella di Srebrenica è una storia che non bisogna mai smettere di raccontare.

(www.cineforum.it)

 

Il biglietto di ingresso singolo è di 5,00 euro (ridotto 4,50 euro). Abbonamento ingresso intero 50,00 €, ridotto 45,00 €.

Si ricorda a tutti che per poter accedere alle proiezioni sarà INDISPENSABILE il green pass

Info tel. 0331 480626 e info@cinemateatrodante.it

 
Scarica la locandina dei film in programma al Cineforum (56.75 KB).
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