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TESTIMONI DEI TEMPI

Il limite della conoscenza, l’illimite della coscienza

Mostre fotografiche - Fotoreportage

12 febbraio – 5 marzo 2023

L’ Archivio Fotografico Italiano con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Castellanza (Va) nell’ambito di Filosofarti – Festival di Filosofia, organizza nelle sale della storica Villa Pomini l’iniziativa dal titolo: TESTIMONI DEI TEMPI – Fotoreportage
Il limite della conoscenza, l’illimite della coscienza
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LE MOSTRE:

Grecia | Prèfiche di Mani

Reportage di Ugo Panella

Nella parte centrale del Peloponneso si protende verso il mare la regione di Mani.
Un territorio fatto di montagne brulle, terreno pietroso, torri di avvistamento che guardano il mare Egeo di un blu intenso. Oltre la rudezza del paesaggio, sopravvive una tradizione antica che accompagna i morti in una cerimonia rituale che comprende litanie, pianti, urla e ricordi di frammenti di vita del morto, recitate da donne molto anziane. Sono le “prèfiche di Mani”. Una tradizione che nasce dall’idea che il dolore dei parenti venga attutito da queste rappresentazioni plateali che le prèfiche recitano per tutto il tempo dell’esposizione del defunto alla vista di chi viene a portare le condoglianze alla famiglia. Melissa Corbidge, una giornalista esperta di cultura greca, propose la storia a Marie Claire Italia che accettò di produrre il reportage. Partimmo per Atene e da lì, prendemmo una macchina all’aeroporto ed arrivammo dopo qualche ora di comodo viaggio nel paesino di Gerolimenas. C’informammo se nei paesi vicini vi fossero dei funerali in programma ma nulla era previsto. Passavano i giorni…eravamo in contatto con il Pope locale che avrebbe dovuto avvertirci nel caso fosse morto qualcuno. Niente da fare. Un pomeriggio, tanto per far trascorrere il tempo, ci segnalano una vecchia prèfica, molto nota nella regione, che potevamo intervistare e fotografare. Andiamo a conoscerla e ci accoglie sotto un pergolato. Ha novant’anni ed è cieca. Inizia a raccontare una lunga storia che Melissa mi traduce… e ad un certo punto si interrompe e, dopo un lungo silenzio, dice che non passeranno 24 ore che nel paese si piangerà molto. Finisco di fotografarla, la salutiamo e torniamo nel nostro alberghetto convinti di aspettare ancora altri giorni vuoti. Alle 10 di sera chiama il Pope e ci dice che da Atene stanno arrivando una coppia di anziani morti in modo tragico. Tornano nel loro paese di origine accompagnati dai figli. Lei morta a 80 anni per un tumore e lui, a 85 anni, due ore dopo, si è sparato con il fucile da caccia perché incapace di sopravviverle. Profezia della Prèfica si era avverata dopo poche ore.

 

San Vittore, a muro duro

Reportage di Giovanni Mereghetti

Ti manca l’aria quando entri per la prima volta nel carcere di San Vittore. Basta un passo, oltre la riga gialla che delimita la porta carraia, e si entra in contatto con una realtà sconosciuta, un mondo di cui si aveva solo sentito parlare. I primi passi sono pesanti, ci si muove come in altitudine, in una sorta di galleggiamento mentale che porta a sforzi interiori intensi. Volti estraniati e persi nel vuoto. Teste abbassate, mutismi forzati e figure umane che vagano in spazi limitati da confini artificiali. Non è facile guardare i loro musi, ci si sente invadenti, irrispettosi. Il carcere lo puoi frequentare per tanto tempo e a un certo punto pensare persino di conoscerlo. Non è così, quel mondo non lo capirai mai. Se non ci sei dentro. Di giorno, i riflettori puntati direttamente verso una vita di condivisione, portano a immaginazioni assolute e lontane dalle logiche interiori dell’individuo. Tutto assume un valore normale. O quasi. Quando si spengono le luci, invece, ecco che come per metamorfosi, qualcosa cambia. Cambiano i bisogni, le necessità. I pensieri volano oltre il muro, gli stati d’animo si confrontano e non trovano pace. Una sorta di cruenta battaglia tra la realtà e i sogni negati. Anime prigioniere in un mondo di balordi e malandrini. Frammenti di società generata a scacchiera e priva di un ordine logico. Occhi sbarrati che fissano il niente. Pupille rassegnate ingrassate da umide lacrime. Troppe porte chiuse dietro agli occhi trasparenti che non sanno più vedere. La strada è sempre in salita, sfidi la vergogna e cerchi di non commettere altri errori. Ma vuoi vivere. Uomini in divisa blu da una parte. Parenti in fila dall’altra. Razza umana in attesa della burocrazia e dei controlli di sicurezza per un permesso di visita ai propri cari. Malandrini, ma pur sempre cari. E si cerca ancora di capire, tra una barriera e l’altra. Capire quel mondo che sta scomparendo alle spalle. Si cammina e si cerca di mettere ferocemente assieme i tasselli raccolti oltre il muro. Idee confuse per un castello di sabbia incantato. E solo mentale. Manca solo il suono di un bip, e la luce rossa di uno scanner che leggerà un codice a barre protetto da una custodia in acetato. Siamo di nuovo nella società. E ci sentiamo soffocare.

 

South Sudan – Afghanistan The endless war “A shameless life

Reportage di Luca catalano Gonzaga

Una frattura nella frattura che affonda le radici nella colonizzazione britannica in Africa centrale. E’ la storia del Sud Sudan che dopo aver proclamato l’indipendenza nel 2011 si trova oggi a dover gestire un conflitto armato iniziato il 15 dicembre del 2013 che col passare degli anni non ha smesso di aggravarsi. I dati parlano di una situazione fuori controllo in uno Stato letteralmente fallito:1 milione 792mila rifugiati oltre frontiera, 2 milioni di sfollati nel Paese, oltre 5 milioni di persone vittime della crisi alimentare su una popolazione che ne conta 12 milioni, circa 50mila civili e militari morti negli scontri. In questa palude sembra impossibile uscirne perché nessuna delle fazioni vuole scendere a compromessi con l’avversario. Così la rivalità etnica e politica tra l’attuale presidente Salva Kiir Mayardit (appartenente ai dinka) e il suo ex vice Riek Machar (di etnia nuer) – che non ne riconosce la legittimità – tiene in ostaggio un intero popolo condannandolo alla miseria. Il fotografo Luca Catalano Gonzaga, pone l’attenzione sull’attuale crisi che pervade il Sud
Sudan, con il progetto “South Sudan: strength in fragility”, dove si concentra sulle persone ancora più deboli, ovvero coloro che hanno disabilità fisiche e psichiche e che non possono lasciare i loro villaggi, situati in aree problematiche. In queste aree opera l’organizzazione Light for the World, nel quadro della risposta umanitaria finanziata dalla Fondazione Nando and Elsa Peretti. (Testo di Sebastiano Caputo).

 

Afghanistan. The endless war

Non c'è giorno che l'Afghanistan non sia insanguinato da attentati, esplosioni, attacchi terroristici, scontri tra i guerriglieri talebani e l'esercito governativo. La guerra è come un'ombra nera che si accompagna alla quotidianità della gente marcandone il ritmo, i tempi, le aspettative. Paese poverissimo ha un'economia che si regge sulla produzione di oppiacei per l'esportazione, pari al 13% del Pil Nazionale. Dopo lustri di guerra e distruzione il sistema socio sanitario è allo stremo; curarsi è diventato il privilegio di pochi: mancano strutture attrezzate, medicine, medici soprattutto nelle regioni più colpite dalle violenze. La presenza di organizzazioni umanitarie fa la differenza per il benessere della popolazione. Questo reportage fotografico di Luca Catalano Gonzaga è stato realizzato ad aprile 2016, a Mazar-i Sharif, la quarta città del paese per conto di Emergenza Sorrisi NGO. Considerata la vera porta Nord dell'Afghanistan questa città si trova al crocevia delle strade che portano in Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan verso l'Asia centrale e la Russia. Questa posizione strategica ne fa dunque il crocevia delle piste della droga e del narcotraffico che tanto incidono sugli equilibri politici e militari della regione. Anche in città il consumo di droghe pesanti è molto diffuso; i circa 2000 tossicodipendenti si ritrovano a Parwazah Balch (la porta di Parwazach) e fanno uso di shishah, cristal e eroina che si iniettano per strada. In Mazar-i Sharif operano i chirurghi volontari di Emergenza Sorrisi Onlus che garantiscono interventi di ricostruzione plastica ai bambini nati con malformazioni facciali e ustioni causate da incidenti domestici o da ordigni inesplosi.

 

INFORMAZIONI SULLA RASSEGNA:

Luogo:

Villa Pomini – Via Don Luigi Testori, 14 – Castellanza (Va)

 
Periodo espositivo:

12 febbraio – 5 marzo 2023

 
Conferenza, incontro con gli autori e visita guidata:

Domenica 12 febbraio 2023 ore 17

 
Orari di visita.

sabato 15/18,30 – domenica 10/12 – 15/18,30 - Ingresso libero
Domenica 12/2 apertura dalle ore 16,45 - Inaugurazione

 
Segreteria organizzativa:
 
Sito web:
 
Informazioni/curatore:

Claudio Argentiero T.347 5902640 / e-mail: afi.fotoarchivio@gmail.com