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Una città accogliente - Intervento dell'Assessore alle Politiche Sociali

 

Mercoledì 26 Aprile alle ore 21.00 al Teatro di Via Dante è stato organizzato un incontro con Don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della Carità, sul tema Una città accogliente. All'incontro è intervenuta l'Assessore alle Politiche Sociali, Cristina Borroni. Di seguito si riportano le sue dichiarazioni e si precisa che l'Ufficio Servizii sociali è disponibile  a dare le informazioni e  a rispondere ai dubbi e alle domande deicittadini, sia telefonicamente (te. 0331526248) che tramite posta elettronica (e-mail: serv.sociali@comune.castellanza.va.it - cristina.borroni@comune.castellanza.va.it).

In allegato vengono presentate anche le slide proiettate in un precedente incontro con le associazioni

Di fronte al fenomeno migratorio vi sono due possibili scelte. Una è quella di far finta che non esista il fenomeno, cercare di rimuoverlo, di cancellarlo, illudendosi che per far questo basti un divieto d'ingresso, una legge o qualche barriera sui confini, senza rendersi conto che si tratta di un fenomeno epocale, di dimensioni crescenti, dove i rifugiati si affiancano a coloro che fuggono da condizioni di vita insostenibili. L'altra alternativa è affrontare il fenomeno migratorio con senso di realtà e di responsabilità, governandolo in maniera solidale, intelligente e consentendo di regolarlo con ordine e in sicurezza.
Ma occorre fare la scelta fra queste alternative
.  (Mattarella-giornata mondiale del rifugiato 2016).

Questo intervento del presidente Mattarella, in occasione della giornata mondiale del rifugiato, che ricorre il 20 giugno di ogni anno, riassume in breve le motivazioni che hanno portato la nostra amministrazione  a scegliere di avviare il percorso che ci porterà a presentare la richiesta di finanziamento per l’attivazione di un Centro SPRAR sul nostro territorio
Perché questo fenomeno non è temporaneo e la sua gestione non si può esaurire nell'accoglienza basata sul logiche emergenziali. Lo sforzo che abbiamo fatto in questi mesi è stato quello di riflettere su  come gestire nel lungo periodo un'integrazione non facile.  
Questa nostra riflessione è iniziata a luglio 2016, quando ad un mese dal nostro insediamento siamo stati per la prima volta convocati da Prefetto, che invitava i comuni del territorio ad offrire spazi di accoglienza emergenziali, tipo palestre, stabili vuoti, per poter far fronte al continuo arrivo di richiedenti asilo nella nostra Provincia.
Poiché siamo convinti che solo, con il contributo da parte di molti  si ottengono risultati anche a livello politico e  che  una democrazia funzionante ha bisogno di una cittadinanza consapevole, attiva, impegnata, abbiamo iniziato, insieme ai nostri tecnici, un percorso di conoscenza e  formazione sul fenomeno dei richiedenti asilo e sulle leggi che regolano il sistema di accoglienza in  Italia.
E’ fondamentale analizzare  come funziona il sistema di accoglienza in Italia, su quali strutture si regge e quali sono i suoi problemi.  E in tutto questo, va tenuta sempre presente una cosa: che il diritto all’accoglienza è prescritto dal diritto internazionale, da quello europeo e dalla Costituzione Italiana (art.10)
Ministero dell’Interno  e A.N.C.I. da un anno a questa parte insistono  soprattutto sugli SPRAR, sottolineando che è il sistema «destinato a diventare il modello di riferimento nazionale» e che l’esperienza degli ultimi anni «ha fatto emergere diversi punti di forza di questo sistema»: coinvolgimento dei territori, accoglienza integrata, integrazione linguistica, tutela sanitaria, psicologica, legale, nascita di «professionalità sull’asilo che in Italia erano quasi sconosciute».

Nei CAS le cose potrebbero andare come dovrebbero, oppure no

I CAS  sono diventati nel tempo centri di vera e propria accoglienza per niente temporanea e il cui modello si espone al pericolo di una cattiva gestione economica e di un’accoglienza non garantita. Per chi entra in Italia nel sistema di seconda accoglienza, dunque, le cose potrebbero andare bene o potrebbero andare molto male a seconda del centro in cui sarà trasferito e soprattutto a seconda della buona volontà di chi lo gestisce. Che potrà usare “bene” la quota dei finanziamenti, guadagnare il giusto e dare lavoro, oppure no.
Alcuni enti gestori o cooperative responsabili hanno negato qualsiasi tipo di contatto rifiutandosi di dare informazioni anche solo sul numero delle persone accolte, o di consentire l’accesso alle strutture.
Per i CAS, poi, sono più complicate le verifiche e non è semplice riuscire a capire quali siano i vincoli di rendicontazione sui finanziamenti che ricevono che avvengono soprattutto su una base quantitativa. Ci sono molte testimonianze di esperienze virtuose (Gori, sindaco di Bergamo, racconta ad esempio di una costante collaborazione tra comune, prefettura, CAS e Caritas che li gestisce e dunque di centri che funzionano molto bene), ma altre strutture sono state denunciate  come non adatte  all’accoglienza e sono state coinvolte in vicende giudiziarie  («Gli immigrati rendono più della droga»).
A tutto questo si aggiunge il fatto che i CAS possono creare dei problemi con gli enti locali in cui vengono attivati, portando a situazioni di scontro e di disagio con sindaci, non coinvolti nelle assegnazioni alcuni sindaci raccontano  di essersi ritrovati in paese queste strutture dalla sera alla mattina. Ma va detto che in molti casi probabilmente quegli stessi sindaci non hanno scelto la soluzione alternativa a una questione comunque non evitabile: non hanno cioè aderito volontariamente al sistema più controllato degli SPRAR, potenzialmente meno rischioso, e che li avrebbe coinvolti in senso positivo. Spesso infatti le prefetture si trovano di fronte a una tenace indisponibilità da parte degli enti locali, a dover trovare dei posti disponibili nel più breve tempo possibile e, dunque, a dover in qualche modo “imporre” una soluzione.

Ma allora: perché gli enti locali faticano ad aderire alla rete SPRAR?

Alla base della scelta di molti enti locali di sottrarsi all’accoglienza attraverso l’apertura di uno SPRAR c’è probabilmente anche il timore di dover pagare un prezzo politico troppo alto nella consapevolezza che, comunque, esiste un sistema alternativo basato sull’iniziativa privata: sistema deresponsabilizzante, che gli amministratori eletti possono sostenere di avere subìto presso i propri elettori, che invece li possono accusare di un consenso attivo nella scelta dello SPRAR.

Ecco  perché riteniamo che la scelta di accedere allo SPRAR sia da privilegiare, rispetto ad altre:

  • Protagonismo forte dei comuni rispetto ad altre forme di accoglienza
  • Clausola di Salvaguardia: Direttiva del Ministero dell’Interno  dell’11 ottobre 2016: i comuni che aderiscono allo SPRAR sono esenti dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza
  • Ottimizzazione delle risorse economiche secondo una logica di rafforzamento del Welfare Locale
  • Afflusso di risorse per un  corretto sviluppo della locale “economia dell’accoglienza”
  • Opportunità di prospettive e di crescita del territorio sul piano culturale, del mercato del lavoro, dello sviluppo di impresa

Pur senza misconoscere le problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle migrazioni, come pure le difficoltà connesse all’accoglienza dignitosa di queste persone occorre sempre tenere presente che ognuno è prezioso, le persone sono più importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità dell’essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità

Resta poi fondamentale l’adozione di adeguate procedure nazionali e di piani di cooperazione concordati tra i Paesi d’origine e quelli d’accoglienza, ed è  assolutamente necessario, pertanto, affrontare nei Paesi d’origine le cause che provocano le migrazioni. Questo esige, come primo passo, l’impegno dell’intera Comunità internazionale ad estinguere i conflitti e le violenze che costringono le persone alla fuga. Inoltre, si impone una visione lungimirante, capace di prevedere programmi adeguati per le aree colpite da più gravi ingiustizie e instabilità, affinché a tutti sia garantito l’accesso allo sviluppo.

Sui temi dell'accoglienza dei migranti e dei rifugiati i Comuni e quindi anche Castellanza, si trovano ad essere in prima fila.
Il fenomeno migratorio, per le sue inedite dimensioni, sta facendo emergere forti criticità nel tessuto di molte realtà locali.
Soccorrere chi fugge dalla violenza e chiede asilo, trattare con senso di umanità chi è disperato, indipendentemente dalla sua  nazionalità, sono segni di civiltà irrinunciabili.
I timori e le preoccupazioni dei cittadini vanno rispettati e presi sul serio: alla nostra capacità organizzativa il compito di tenere insieme solidarietà e sicurezza, umanità e legalità.

La scelta di questa amministrazione di avviare il percorso di progettazione per aderire alla rete SPRAR, che propone il modello dell’accoglienza diffusa,  va proprio in questa direzione. Vogliamo essere responsabili e protagonisti di scelte che permettano  la gestione del fenomeno e che creino percorsi di integrazione.   Non vogliamo correre il rischio di subire scelte fatte da altri  e  che rispondono a logiche emergenziali , o addirittura  di profitto e guadagno sulla pelle delle persone.
Come possiamo chiedere ai nostri cittadini di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita della nostra comunità se noi amministratori, per primi,  voltiamo lo sguardo dall’altra parte? Il nostro compito è quello di contribuire alla soluzione dei problemi del nostro territorio e intendiamo assumerci tutte le responsabilità che ne derivano.

Noi siamo a questo punto del percorso, usciremo a brevissimo con un bando per la selezione dell’ Ente o degli Enti, con cui avviare la co-progettazione. Il lavoro di progettazione richiederà tempo e siamo disponibili fin da ora ad incontrare tutti quelli che volessero ulteriori informazioni sulla rete SPRAR e ad accogliere il contributo di quelli che vorranno collaborare. Dovremmo giungere alla definizione del progetto e del piano finanziario entro settembre, per cui la valutazione dovrebbe avvenire  entro gennaio 2018.

Assessore alle Politiche Sociali - Cristina Borroni