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Cinema d'Estate: "Captain Fantastic"

Il film Captain Fantastic sarà il prossimo tassello per la rassegna Cinema d'Estate 2017.

 

Martedì 25 luglioalle21,30 il cortile del palazzo comunale di Castellanza si anima con  Captain Fantastic,nuova pellicola per il cinema d’estate messo in campo per la stagione culturale estiva.
Si tratta di un film di genere drammatico diretto da Matt Ross, nel 2016 con Viggo Mortensen, George MacKay, Samantha Isler, Annalise Basso, Kathryn Hahn, Presentato in concorso al Festival di Cannes 2016 nella sezione Uncertain regard

Ben vive con la moglie e i sei figli, isolato dal mondo nelle foreste del Pacifico nord-occidentale. Cerca di crescere i suoi figli nel migliore dei modi, infondendo in essi una connessione primordiale con la natura. Quando una tragedia colpisce la famiglia, Ben è costretto suo malgrado a lasciare la vita che si era creato, per affrontare il mondo reale, fatto di pericoli ed emozioni che i suoi figli non conoscono.
Che bello sarebbe per chi il il 24 dicembre si affanna a comprare gli ultimi regali poter festeggiare il Noam Chomsky Day invece del Natale. Bene: sappiate che nei boschi dello stato di Washington, fra pareti lisce da scalare e bianchi teepee, c’è qualcuno che ha trovato il coraggio di farlo e che non è una versione aggiornata di un hippy peace&love&cannabis e nemmeno un vetero-marxista, un laico ad ogni costo o un "nuovo povero". Certo, qualcosa del bon sauvage  ce l'ha il padre

 

di sei figli Ben Cash, che si chiama (nel titolo) come un supereroe pur essendo lontano dai favolosi protagonisti con mantello dei cinecomic. Perché, oltre alla cultura di massa, il vigoroso cinquantenne di cui parliamo ha rifiutato il junk-food, l'opulenza, la scarsa proprietà di linguaggio e la crassa ignoranza. 
Captain Fantastic è un’ode alla buona istruzione, ai libri, alla maniera giusta di essere intellettuali: senza ostentazioni, narcisismi. E’ un grande uomo in questo senso Ben, che un po’ come il film rivela però delle fragilità nel momento in cui entra in contatto con la civiltà, insieme di input superficiali. Quando il racconto, e con esso i Cash, si accostano al progresso, si fa strada insomma un’impasse anche narrativa, una stasi, una nebbia un po' melmosa da cui Ross decide di lasciarsi avvolgere, esercitando il diritto di far evolvere, sì, il suo protagonista, ma di non scegliere né messaggi né soluzioni definitive. Perché il film, in fondo, nasce da un dilemma irrisolvibile: Platone va d’accordo con il Kentucky Fried Chicken? Il rifiuto del consumismo non rischia di trasformare giovani menti geniali e corpi dall’incredibile potenza cardiovascolare in dei freak? Ed è possibile oggi essere genitori sempre presenti?
Non c’è una risposta per queste domande che il regista pone senza giudicare. Nel suo apologo darwiniano, l’unica realtà plausibile è una "zona" a metà fra i compromessi del presente e il libero arbitrio e pensiero, nella speranza che nella democratica America si possa seguire un cammino lontano da quello suggerito dalle religioni organizzate, magari dando alle fiamme una bara al suono di "Sweet Child O' Mine" dei Guns 'n Roses.
(Carola Proto - 17 ottobre 2016 - www.comingsoon.it)

 

L'uomo allo stato naturale è buono. La massima di Rousseau, sempre attuale in una parte della cultura americana, ispira Ben, capo di una tribù di sei figli tra i sette e i diciassette anni che vivono nella foresta, si procurano il cibo uccidendo animali all'arma bianca (o con piccoli espropri proletari nei supermercati), si allenano nelle arti marziali. E, intanto, seguono corsi autogestiti di filosofia e di fisica quantistica. Il loro

 

nume tutelare è Noam Chomsky, il filosofo e linguista anarchico di cui festeggiano il compleanno al posto del Natale («Meglio lui di un elfo che non esiste» dice papà Ben) ed è marcatissima l’impronta anti-sistema che ne ispira ogni azione. Soprattutto, il padre vuole sottrarre la sua cucciolata a tutte le forme di propaganda e asservimento imposte dal “patto sociale”. Tali sono le premesse di Captain Fantastic, secondo lungometraggio di Matt Ross premiato a Cannes e in vari altri festival, dove è stato molto apprezzato dal pubblico. Poi il film, dopo la morte della moglie-madre sofferente di una grave forma di psicosi, imbocca la strada del “road trip”.
In viaggio per partecipare al funerale della donna, padre e figli sconteranno il disadattamento sociale, impossibilitati a interagire con chi vede il mondo all’opposto. Anche se le certezze del più edipico dei ragazzi vacilleranno. È qui la parte migliore di questa operina indipendente, un film hipster che si segnala per originalità in un cinema ormai largamente formattato. Più ideologico di Wes Anderson, di cui condivide un po’ iconografia e colori, Ross mette a confronto in una serie di ottime scene (la cena a casa dei cugini, il discorso in chiesa) quelle che sono, in fondo, due forme opposte di follia: la follia del metodo di educazione oltranzista di Ben e la follia della gente cosiddetta normale, ligia a una serie di dogmi assurdi ma che il conformismo quotidiano non ci lascia avvertire come tali. Il raffronto fa uscire molto bene tutto ciò, accostando i ragazzi intrisi di anticapitalismo a coetanei addicted dei

videogiochi e fieri della propria ignoranza; o nel confronto tra il padre di famiglia estremista e il nonno conservatore, che lo ritiene responsabile della morte della figlia. Fa piacere constatare come argomenti, al fondo, così importanti possano essere trattati nei toni di un feel-good-movie accessibile a tutti, intelligente, non manicheo e buono anche per chi cerca solo un piacevole intrattenimento. Se la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, avesse saputo

 

conservare fino all’ultima scena quella leggerezza di tocco, il film poteva diventare un piccolo capolavoro. Invece, verso la fine, s’insinua nella vicenda una dose di mélo, riproponendo convenzioni non proprio inedite del “dramma di famiglia”. Un po’ spiace, anche se bisogna riconoscere che un finale andava pur trovato; e che il compito di restare all’altezza di una premessa così insolita non era dei più facili. Inappuntabile da capo a fondo, invece, la prestazione di Viggo Mortensen: abbastanza carismatico, tenero (e un po’ schizzato) da rendere credibile l’identificazione dei figli. Però è al livello tutto il cast, da un fantastico gruppo di ragazzini al veterano Frank Langella nella parte del nonno.
(Roberto Nepoti - www.repubblica.it)

 

Il biglietto intero costa € 3,50 e il ridotto € 2,50.

In caso di maltempo i film verranno proiettati presso TEATRO DANTE - Via Dante, 5 - Castellanza

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