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Il filo nascosto

 

Lunedì 23 aprile alle 21 al teatro di via Dante "Il filo nascosto",  terzo appuntamento del ciclo "Ancora tu... Registi come amici di famiglia" del cineforum organizzato dall'associaizone Amici del Teatro con il sotegno della Città di Castellanza.  Regia di Paul Thomas Anderson; con Daniel Day-Lewis, Lesley Manville, Vicky Krieps, Sue Clark.

La trama

Ambientato nella fascinosa Londra del dopo guerra negli anni Cinquanta, il rinomato sarto Reynolds Woodcock e sua sorella Cyril sono al centro della moda britannica, realizzando i vestiti per la famiglia reale, star del cinema, ereditiere, debuttanti e dame sempre con lo stile distinto della casa di Woodcock. Le donne entrano ed escono nella vita di Woodcock, dando ispirazione e compagnia allo scapolo incallito, fino a quando non incontra una giovane e volitiva donna, Alma, che presto diventa parte della sua vita come musa ed amante. La sua vita attentamente "cucita su misura", una volta così ben controllata e pianificata, viene ora stravolta dall'amore.

 

Paul Thomas Anderson si conferma uno dei più grandi registi americani di oggi, forse il più grande, con un film in apparenza diversissimo dal magnifico Vizio di forma: protagonista è Woodcock (Daniel Day-Lewis), celebre sarto inglese che, assistito dalla sorella, trova ispirazione in sempre nuove modelle-muse. L'ultima scoperta, Alma (l'ipnotica Vicky Krieps) rischia però di mettere in crisi il suo ossessivo equilibrio. I modelli estetici sono dichiarati: anzitutto Kubrick, da Arancia meccanica a Barry Lyndon a Eyes wide shut (e, attraverso Kubrick, Max Ophuls); ma forse più profondi sono i riferimenti letterari, come certi racconti di Henry James dominati dall'opposizione tra vita e arte e dall'attrazione-terrore per la Donna. Il film è anche un autoritratto deformato: Woodcock è un esteta-asceta che usa la stoffa come il regista la pellicola (Il filo nascosto, come i precedenti film di Anderson, è girato in 35mm, e il regista, pur senza firmarla, ha curato in pratica anche la fotografia). Ma se solo di questo si trattasse, non sarebbe poi molto. Il film è proprio l'opposto di un gioco auto-referenziale: mentre riflette su di sé, si sporge sull'ignoto, affrontando il rapporto tra maschile e femminile come opposizione primaria e storica forse mai pacificabile. La struttura da romance allegorico, né realista né psicologico, permette una abbagliante riaffermazione delle potenzialità del cinema, che vanno molto oltre la semplice narrazione. Il filo nascosto è in equilibrio mirabile tra una fortissima sensualità (è come se il film cercasse di rendere visibile anche l'olfatto, il gusto, il tatto) e, a partire da essa, una dimensione teorica non astratta, ma fatta della sostanza di ciò che si vede. Anderson racconta il tentativo di creare una donna, che diventa invece il riconoscimento dell'altro e il riconoscimento della propria finitezza da parte dell'uomo; ma lo fa in maniera allusiva, in una parabola senza morale. Come nelle commedie della Hollywood classica, che erano anche un interrogarsi sul proprio posto nel mondo e sull'esistenza dell'altro. Lo spettatore è continuamente spiazzato, fino a un epilogo quasi beffardo. Il film tuttavia non è mai cervellotico: se è impervio, è per l'intensità di ogni inquadratura, di ogni movimento di macchina, per la sottile ambiguità che attraversa ogni gesto, come leggere pieghe nel tessuto del film (Emiliano Morreale, La Repubblica, 22 febbraio 2018).

L'abbonamento all'intera stagione costa 55 euro, ridotto a 45 euro per  possessori carta LIUC, studenti universitari e over 65; il biglietto di ingresso singolo ad ogni proiezione è di 5,00 euro (ridotto 3,50 euro). Info tel. 0331 480626 e info@cinemateatrodante.it