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FESTIVAL FOTOGRAFICO EUROPEO 2023

L’immagine incontra il mondo, nelle stanze della fotografia

Un progetto culturale e artistico dedicato alla fotografia storica, moderna e contemporanea, con un approccio interdisciplinare che vede importanti autori a confronto con fotografi emergenti, italiani e provenienti da diversi Paesi del mondo. Il programma è arricchito da conferenze, proiezioni, presentazione di libri, workshop e iniziative site specific, il cui obiettivo è approfondire l’evoluzione del linguaggio fotografico e visivo.
Un crocevia di esperienze dove esperti del settore, studenti, appassionati, ricercatori e professionisti potranno confrontarsi per una crescita collettiva. Il Festival ha tra le finalità anche quella della valorizzazione del territorio, da far conoscere e scoprire mediante una comunicazione mirata, immagini d’archivio e campagne contemporanee.
Una sorta di laboratorio culturale, che si apre all’Europa, che dialoga con la gente attraverso l’arte dello sguardo e mette a fuoco le aspirazioni, i linguaggi e l’inventiva di artisti con differenti peculiarità stilistiche.
Un progetto che vuole affermare la centralità della cultura quale potente meccanismo in grado stimolare confronti tra i popoli e tra le generazioni in una prospettiva di sviluppo, riflessione e dialogo, guidati dall’impegno comune, in un percorso di progresso in opposizione al degrado sociale.
Ventisette mostre, conferenze, proiezioni, presentazione di libri.
Un programma espositivo articolato che muove dalla fotografia storica al reportage d’autore, dalla fotografia d’arte all’architettura, dalle ricerche creative alla documentazione del territorio.

CITTA’ DI CASTELLANZA - VA VILLA POMINI – VIA DON LUIGI TESTORI, 14 - CASTELLANZA (VA)

2 APRILE – 1 MAGGIO 2023
Orari visita: sabato 15/18,30 - domenica 10/12,30 – 15/18,30
Chiusi il 9/4/2023 Pasqua
Aperti lunedì 10/4/2023 e lunedì 1/5/2023 dalle ore 15 alle 18,30
Ingresso libero

 

ROMUALDAS POŽERSKIS

ithuanian Pilgrimages 1974-2001
La fotografia dei pellegrinaggi: da testimonianza soggettiva a memoria della nazione.

Požerskis è uno dei rappresentanti più significativi della fotografia lituana. La massima espressione del suo lavoro è la vasta serie di immagini che ritraggono la vita religiosa in Lituania. In questo progetto ha catturato feste religiose molto particolari. Le sue fotografie scoprono il grande in poco, l’appariscente e il drammatico nell'ordinario. Dietro i gesti esteriori rivela il mondo interiore della gente comune, le loro gioie, speranze, fede, incertezza e dolore.
Požerskis ha scattato foto di pellegrinaggi per più di due decenni (1974-2001) e ha visitato diverse località in Žemaitija e Dzūkija. In tutte le foto traspare un senso di meraviglia, una nuova prospettiva del mondo. Le persone e i loro rituali sono direttamente correlati alla natura, che sembra avere una dimensione non solo visibile, ma anche trascendente. Il vento che sventola le vesti dei partecipanti trasmette le loro esperienze spirituali, le bandiere si animano illuminate dal sole, e un temporale improvviso non permette di dimenticare la fragilità di un uomo e dei suoi riti di fronte all'eternità.
Anche se il lavoro di Požerskis include studi sul nudo, ritratti ed eventi politici, le foto documentarie umanistiche rimangono la sua cifra dominante.
Romualdas Požerskis è nato a Vilnius il 7 luglio 1951.
Durante il periodo 1957-1969 ha ricevuto l'istruzione secondaria a Kaunas. Dopo la laurea in Ingegneria Elettrica al Kaunas Polytechnic Institute conseguita nel 1975 ha iniziato a lavorare presso l'Unione dei Fotografi d'Arte Lituana. Nel 1980 è diventato fotografo freelance e nel corso degli anni ha realizzato molti servizi per varie riviste in Lituania e all'estero. Dal 1976 è membro dell'Unione dei fotografi d'arte Lituani. Dal 1993 tiene conferenze sulla storia e l'estetica della fotografia presso la Kaunas Vytautas Magnus University. Dal 2011 Professore presso Vytautas Magnus University Facoltà di Arte Dipartimento di Arte Contemporanea, Kaunas.
Le fotografie di Požerskis sono esposte in molte collezioni in tutto il mondo: nella Bibliotheque Nationale a Parigi, Finnish Museum of Photography a Helsinki, International Photography Center a New York e Modern Museum a Stoccolma. Nel 1977 al Rencontres d'Arles Festival, in Francia, ha vinto due prestigiosi premi al concorso giovani fotografi. Nel 1990 è stato il vincitore del premio nazionale Lituano - il più importante riconoscimento legato a iniziative culturali in Lituania. Nel 2004 gli è stato consegnato il premio Alfred Toepfer, patrono dell'arte di Amburg, dall'Università di Vienna, per il suo contributo alla promozione e alla conservazione del patrimonio culturale dell'Europa Centrale e Orientale. Nel 2005 è stato insignito della Croce di Cavaliere dell'ordine "Per i meriti alla Lituania". Nel 2006 è stato insignito della "Croce d'oro al Merito" dal Presidente della Polonia Lech Kaczynki.
I suoi progetti più importanti: Vittorie e sconfitte (1974-1976); Pellegrinaggi lituani (1974-2001), Antiche Città lituane (1974-1985), Dentro un ospedale per bambini (1976-1986), Giardini della Memoria (1977-2004), L'ultima casa (1983-1990), Uomini leggendari (1985-1989); Mirage's Dossier (1978-2016), La via lituana per l'indipendenza (1988-1993); Il piccolo Alfonsas (1993-2008); Laura è la radiante oscurità; Burning Man (2008-2016) e Unknown Bangladesh.

 

EDO PRANDO e MARINA MACRI’

Le Voci del Silenzio – Lithuanian Stories
Il progetto racconta le vicende della Lituania durante il periodo Sovietico. Il Paese fu occupato e inglobato nell’Unione Sovietica alla fine della Seconda Guerra Mondiale, a seguito della spartizione dell’Europa concordata tra le nazioni vincitrici. La Lituania subì una prima occupazione sovietica nel 1940 dopo l’accordo Molotov-
Ribbentrop siglato tra la Germania Nazista e l’Unione Sovietica nel 1939. L’URSS avviò sin da subito una dura repressione nel Paese etichettando innocenti cittadini come “soggetti pericolosi e anti sovietici”. Dopo una prima deportazione che coinvolse ufficiali dell’esercito Lituano, membri del governo della Lituania libera, e oppositori al regime, nel 1941 l’URSS attuò deportazioni di massa che coinvolsero donne, bambini, e neonati. Era sufficiente essere un insegnante o un agricoltore con un pezzo di terra, per essere deportato con l’intera famiglia nei gulag della Siberia.
Nel nostro reportage incontriamo i sopravvissuti ai gulag e i loro familiari. L’obiettivo è far conoscere una storia sconosciuta alla maggior parte dei cittadini dell’Europa Occidentale.
Qualcuno scrisse che il sangue si secca presto entrando nella storia. Vorremmo dare voce a tutti coloro che non hanno avuto questa opportunità e sono stati dimenticati. Quelli che non sanno ricordare la storia sono condannati a ripeterla, scriveva Santayana. Nel nostro Paese, per vari motivi, si sa poco di quanto accaduto in Lituania durante l’occupazione sovietica. Come cittadini europei è doveroso conoscere quanto accaduto per mezzo secolo in un Paese che è parte d’Europa.
Le nostre immagini non sono costruite. Sono realizzate durante le interviste. Sono parte di incontri in cui entriamo in contatto con persone fino ad allora sconosciute, che aprono le loro case e ci regalano un pezzo della loro vita. Non c’è il consueto distacco che sovente esiste tra intervistato e intervistatore. Ascoltare le loro testimonianze è come aprire una finestra su un orrore sconosciuto, taciuto in Italia e negli stati europei che ebbero la casuale fortuna di vivere non oltre la Cortina di Ferro.
Da buoni cronisti abbiamo cominciato e seguire quell’orrore e a raccontarlo: le foto con i ricordi della vita prima delle deportazioni; le foto segnaletiche della polizia sovietica di pericolosi “criminali antisovietici”, ragazzine di 13, 14 anni; il gruppo di famiglia, a colori, di ben cinque generazioni: i sopravvissuti ai campi, accanto a figli, nipoti e bisnipoti. La vittoria di persone innocenti dopo inaudite barbarie.

 

ALEX TRUSTY

Jordan, close and far away
Amman, Umm Qais, Golan heights, Sea of Galilee, Jerash, Ailoun, Nebo mountain, Kerak, Shobak, Petra, Wadi Rum desert, Betania, Giordano valley, Dead sea.
La mostra è una sintesi del reportage fotografico di Alex Trusty, in un paese, la Giordania, vicino e lontano.
Vicino “geografico” - il Mediterraneo - e “storico-culturale” - l’Impero Romano e la trasformazione che ha operato nel territorio, gli edifici, la vita collettiva.
Lontano per i paesaggi naturali - il deserto, la depressione del mar Morto - quelli urbanizzati - Amman, i campi profughi - per il clima desertico, per la vicinanza di alcune porzioni del paese a realtà di guerra e di deportazione, per il rapporto con le rovine antiche - meno rispettate, ma più vissute e abitate.
I paesaggi “marziani” del deserto di Wadi Rum e quelli “lunari” delle catene montuose lungo la valle di Wadi Araba, i volti sorridenti dei nomadi e degli abitanti di Petra discendenti dei Nabatei.
Reportage fatto immediatamente prima dello scoppio della pandemia, quando ciascuno di noi aveva ancora l’idea (o l’illusione) di poter andare sempre ovunque in ogni luogo della Terra, senza-quasi- limiti; quando tale libertà ci sembrava ovvia, scontata, di diritto, e, quindi, illimitata e gratuita.
L’occhio del fotografo al momento dello scatto, coglie momenti che ciascuno di noi potrà sentire vicini, al punto da poter toccare i luoghi e sentire i colori e gli odori, sentendosi “lì”, oppure sentire lontane, esotiche, appartenenti ad un’epoca (“prima di..”) e a luoghi remoti, a realtà che mai immagineremmo di vedere a casa nostra.
La fotografia è un modo per leggere la realtà e comunicarla, gli scatti di Alex Trusty per farci scoprire la Giordania.
Alessandro Fidato, fotografo e manager romano, ha vissuto a Roma, Napoli e negli Stati Uniti, mentre oggi vive e lavora a Milano. Nasce a Roma nel 1967, inizia a fotografare giovanissimo grazie al padre Carlo, appassionato anch’egli di fotografia, dal quale impara le tecniche della camera oscura. Coltiva la passione per la fotografia con l’amore per il viaggio e per l’osservazione curiosa di ciò che lo circonda.
Allestisce la sua prima mostra fotografica collettiva nel 2014 con un reportage su L’Aquila dopo il terremoto, da allora con il suo pseudonimo Alex Trusty. Ama comunicare in tutto il mondo con le sue fotografie attraverso il web e le sedi espositive nelle quali ha avuto il piacere di mostrare i suoi lavori, tra cui la Fondazione Stelline a Milano, il Palazzo delle Arti di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Specializzato in Black&White, Street Photography, Cityscape, Architettura e Landscape. Curioso, appassionato ed entusiasta fotografo, ama il reportage.

NICOLA TANZINI

I wanna be an Influencer
A cura di Benedetta Donato
Mete cult e atteggiamenti curiosi di aspiranti influencer in un originale e divertente viaggio fotografico
I Wanna Be An Influencer è un viaggio fotografico che disegna la nuova geografia dei luoghi attraverso le scelte degli influencer, categoria sociale che nell’ultimo decennio è divenuta riferimento indiscusso, per veicolare qualsiasi tipo di prodotto, dall’abbigliamento alla cosmetica, fino al viaggio e alle nuove mete da visitare. In particolare, la riflessione dell’autore, si concentra su uno degli aspetti caratterizzanti il turismo al tempo di Instagram: destinazioni già rinomate o completamente ignote diventano mete ambite, che inducono una massa di aspiranti influencer, ad adottare stessi atteggiamenti e comportamenti perché e purché risultino instagrammabili. Un caleidoscopio di immagini, realizzate dietro le quinte di una vera e propria comunità che punta alla condivisione immediata di esperienze nei vecchi e nuovi “altrove”, di luoghi il cui significato è cambiato. Pose improbabili e inquadrature ardite vengono
riprese dall’occhio attento e divertito dell’autore. Accompagnano le fotografie i testi di esperti del settore (Alice Avallone, Vincenzo Nocifora, Benedetta Donato), che analizzano un fenomeno del nostro tempo, al quale assistiamo quotidianamente sul social network Instagram.
Nicola Tanzini (Pisa, 1964) è un imprenditore e fotografo da oltre trent’anni. La sua Company  ricerca si ispira prevalentemente al movimento della fotografia umanista, ponendo al centro i comportamenti, le situazioni quotidiane appartenenti alla natura umana, in quello che l’autore definisce il proprio ambiente naturale: la strada. Ha fondato Street Diaries, un progetto itinerante e in costante evoluzione sulla fotografia di strada, che si alimenta grazie ai suoi numerosi viaggi compiuti intorno al mondo. Nel 2018 ha pubblicato Tokyo. Tsukiji  (ContrastoBooks), l’ultimo reportage fotografico sul mercato ittico più grande del mondo. Le sue opere fanno parte di alcune collezioni museali, tra cui si ricordano: il Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone” di Genova e il Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste.

 


Ufficio stampa festival:

info@europhotofestival.com
Sito web: www.europhotofestival.com

Claudio Argentiero – curatore artistico del festival
Mobile: 347 5902640
e-mail: afi.fotoarchivio@gmail.com
Alfiuccia Musumeci – coordinamento organizzativo
e-mail: afi.foto.it@gmail.com

 
Fotografia della mostra
 
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Fotografia della mostra
 
Fotografia della mostra
 
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