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Come annunciato nello scorso Consiglio Comunale si è svolto mercoledì 17 marzo, su piattaforma,  l’incontro   tra  la Giunta Comunale della Città di Castellanza e  i rappresentanti della comunità birmana in Italia che hanno portato la loro testimonianza sui fatti che stanno accadendo in queste ultime settimane nel loro paese e sugli sforzi,  che fin dal 2015 il governo birmano,  sostenuto dal popolo e confermato con elezioni democratiche a novembre 2020,  sta portando avanti tra   innumerevoli ostacoli e difficoltà, legate soprattutto allo strapotere che hanno mantenuto i generali  delle forze militari.   
Il popolo birmano è di nuovo vittima di un brutale colpo di stato militare.
Il 1° febbraio 2021 è stata arrestata tutta la leadership Democratica del paese. Il Presidente della Repubblica U Win Myind, la Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi, i Rappresentanti dell'intero Governo Nazionale e delle Regioni e degli Stati, oltre 700 attivisti sono stati ingiustamente privati della libertà.
In questi ultimi giorni a seguito delle grandi manifestazioni di massa, i militari hanno iniziato ad intensificare con violenza la repressione. Hanno liberato 23.000 detenuti civili molti dei quali spacciatori, teppisti, ladri e criminali con l'obiettivo di seminare il terrore tra i manifestanti, soprattutto la sera nei quartieri residenziali. Hanno inoltre cominciato a sparare sulla folla che protesta pacificamente in tutto il Paese
Il Movimento di Disobbedienza Civile (CDM) del Myanmar, formatosi all’indomani del colpo di stato militare del primo febbraio, è un movimento di resistenza popolare. Il Movimento, oltre ad essere supportato dagli storici leader e attivisti democratici nazionali, come Min Ko Naing, fuggito letteralmente di casa qualche attimo prima dell’arresto, è composto da medici e infermieri di tutto il Paese, studenti, membri delle organizzazioni della società civile, gruppi di hacker, celebrità, membri dei partiti politici e dell’amministrazione pubblica e, più in generale, da tutti i cittadini che ripudiano gli atti di violenza perpetrati dagli organi militari e non riconoscono l’autorità del nuovo governo, ritenendo che il potere politico debba ritornare immediatamente al suo unico e legittimo detentore: la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD).
Alla violenza militare, che al 16 marzo, ha causato oltre 200 morti e 2175 arresti, il popolo birmano ha risposto con la nonviolenza.
Nonostante l’alto numero di arresti di natura politica, tra cui il Presidente U Win Myint e il Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi, di cui si sono perse le tracce e nessuno conosce il luogo di detenzione, e l’alto numero di leader politici e della società civile che si sono dovuti nascondere in località segrete per fuggire alla persecuzione da parte dei militari, il movimento politico democratico non si è fermato.
Il 3 febbraio, settanta parlamentari dell’NLD, eletti dal popolo alle elezioni generali dell’8 novembre 2020, si sono riuniti e hanno formato il Comitato di Rappresentanza del Parlamento democratico (Committee Representing Pyidaungsu Hluttaw – CRPH). Il 5 febbraio, il Comitato Centrale Esecutivo dell’NLD ha rilasciato una lettera pubblica diretta al Segretario delle Nazioni Unite. Il testo è chiaro, diretto e semplice: sebbene l’attuale Costituzione, redatta dagli stessi militari nel 2008, fosse un evidente limite democratico del Paese, l’NLD non l’ha mai violata e, nonostante i gravosi vincoli da essa imposti, il partito ha ottenuto una vittoria schiacciante sia alle elezioni del 2015 sia alle ultime elezioni del 2020, raggiungendo l’83% del consenso popolare. Invece, i militari, gli stessi ideatori della Costituzione, attraverso il colpo di stato hanno violato la Costituzione e preso il potere illegalmente.
In Italia si stanno svolgendo una serie di iniziative di mobilitazione contro il colpo di Stato militare, per il ripristino dello Stato di diritto per la liberazione immediata di tutte le personalità e di tutti gli attivisti birmani e per il riconoscimento del Parlamento democraticamente eletto.
Sappiamo che sarà molto difficile riuscire a ripristinare la situazione precedente e fare insediare il Parlamento democraticamente eletto l' 8 novembre 2020.

I  presenti all’incontro hanno chiesto il nostro supporto nel divulgare queste notizie e si sono dichiarati fiduciosi, perché i giovani birmani,  anche figli dei militari,  in questi anni hanno sperimentato cosa significa libertà e non sono disponibili a ritornare ad un regime dittatoriale - dice il Sindaco Mirella Cerini -  per questo motivo dopo la comunicazione letta nel consiglio comunale dell’8 marzo,porteremo in approvazione, nella seduta del 19 marzo, un Appello a sostegno della situazione in Myanmar, che una volta approvato verrà inviato al nostro Ministero degli Esteri.
C’è una nuova consapevolezza nel popolo birmano che vuole essere protagonista della storia del suo Paese e che ha abbandonato atteggiamenti di rassegnazione, accettazione e impotenza, e durante l’incontro ci è stata tramessa la passione e la forza  di chi lotta per la conquista dei propri diritti fondamentali di libertà e partecipazione democratica. Per questo motivo ringrazio i rappresentanti del popolo birmano anche a nome della Città che rappresento e garantisco tutto il supporto e l’appoggio possibile alla loro e nostra causa